Cosa ha sconfitto la Porsche? Il marchio di lusso ha perso metà del valore e ha visto le vendite crollare del 21%. La colpa è della Cina o dell’arroganza sui prezzi?

La Porsche, simbolo globale di ingegneria tedesca e lusso ad alte prestazioni, si trova al centro di una crisi finanziaria e strategica che ha sconvolto l’industria automobilistica. In appena alcuni trimestri, il marchio ha visto la sua forza di redditività sgretolarsi, culminando in una perdita del 90% dei profitti e nell’uscita forzata del suo CEO. Il prestigio del marchio è in gioco, e la svolta richiede una ristrutturazione che il nuovo comando ha già descritto come “il lavoro più difficile” del settore.
L’Impatto Finanziario Devastante e la Caduta di Leadership
Lo scenario finanziario della Porsche si è trasformato da una macchina invidiabile di fare soldi in un campo minato di instabilità. Storicamente, il costruttore vantava margini di profitto superiori al 17%, un benchmark per l’industria del lusso. Oggi, questi margini sono scesi a una sola cifra, riflettendo direttamente la perdita di fiducia degli investitori e la confusione operativa.
Il prezzo delle azioni di Porsche AG è stato ridotto della metà in tre trimestri consecutivi di calo delle vendite globali. Nel terzo trimestre, le consegne sono diminuite del 21%, un segnale catastrofico che la domanda non solo si è stagnata, ma sta entrando in un declino drastico.
La crisi finanziaria è stata solo il sintomo di un fallimento gestionale ai vertici. L’allora CEO, Oliver Blume, aveva tentato l’azzardo di accumulare la leadership di Porsche con quella del vasto Gruppo Volkswagen. Fonti interne indicano che questa doppia leadership
ha causato paralisi decisionale. L’orientamento strategico è scomparso, decisioni cruciali su elettrificazione e costi sono state rinviate, e la responsabilità è diventata diffusa. Il risultato è stato il licenziamento forzato di Blume, che, sebbene comunicato come un “addio di comune accordo”, ha rappresentato un voto di sfiducia da parte delle potenti famiglie Porsche e Piëch.
Il Fallimento Strategico dell’Elettrificazione: Prezzo di Supercar vs. Prestazioni Cinesi
La scommessa da miliardi di Porsche sulla transizione ai veicoli elettrici (EV) non solo ha fallito nel consegnare i ritorni attesi, ma ha accelerato la crisi. Il problema non è stata la mancanza di investimenti, ma la strategia di prodotto e, cruciale, di prezzo.
Il lancio di nuovi modelli EV, come il nuovo Macan elettrico, ha mostrato un disallineamento con il mercato profondo. La Porsche ha richiesto un premio del 30-40% in più per il Macan EV rispetto alla versione a benzina, un costo che i consumatori si sono semplicemente rifiutati di pagare.

La situazione è particolarmente critica in Cina, un mercato che definisce le tendenze globali di lusso e tecnologia. Il consumatore cinese ha ridefinito il concetto di lusso, dando priorità a tecnologia, autonomia e valore, invece che solo all’emblema. Mentre la Porsche esita, concorrenti locali innovativi stanno dominando il settore:
- Tecnologia Superiore a Fronte di un Costo Minore: Marche come Zeekr (con il modello 001) offrono prestazioni da hypercar — come 1.000 cavalli di potenza e autonomia superiore — per meno della metà del prezzo di un Taycan di base.
- Problemi per il Gruppo VW: Ciò che sta accadendo alla Porsche è un campanello d’allarme per tutto il gruppo. Per capire come il Gruppo Volkswagen tenta di rispondere all’aumento della concorrenza cinese, scopri cosa sta facendo la VW con l’ID. UNYX 08 per cercare di battere BYD in Cina.
Il “Premio Tedesco”, la disposizione dei consumatori a pagare il doppio solo per il prestigio di un emblema di Stoccarda o Monaco, è in crollo. Questa erosione del valore non riguarda solo gli EV, ma solleva interrogativi sul futuro di tutta l’ingegneria tedesca, anche se alcuni continuano a ridefinire la performance nei motori a combustione, come dimostra la MTM RS6 Pangaea GT con 1.100 CV.
La Sfida “Impossibile” di Michael Leiters e la Svolta Necessaria
Per orchestrare la svolta, Michael Leiters è stato nominato nuovo CEO. Leiters porta un curriculum impressionante, con esperienza in Ferrari e McLaren, oltre a un lungo passato in Porsche. Tuttavia, assume un’azienda in cui l’immagine del marchio oscilla tra eredità e irrilevanza nel nuovo panorama digitale.
Leiters ha riconosciuto pubblicamente la portata della missione: è nel “lavoro più difficile nell’industria automobilistica”. Il recupero non sarà semplice, ma si basa su quattro pilastri essenziali:
- Correzione della Strategia dei Prezzi: Smettere di chiedere “soldi da hypercar” per veicoli che non offrono più esclusività o tecnologia di punta rispetto ai rivali asiatici e americani.
- Controllo dei Costi Operativi: L’alto costo di produzione in Germania richiede un’ottimizzazione radicale, compresa la possibilità di rivalutare la localizzazione di parte della produzione.
- Definizione di un’Identità Elettrica Unica: La Porsche deve andare oltre la semplice elettrificazione di modelli esistenti. È cruciale progettare EV che ridefiniscano l’esperienza di guida del marchio, garantendo che il prestigio vada oltre l’estetica. L’Mercedes CLA Elettrico, ad esempio, è un concorrente che arriva in Cina per sfidare il Tesla Model 3 con 866 km di autonomia, mostrando l’aggressività dei concorrenti.
- Stabilità nella Leadership: L’alta rotazione di dirigenti mina la fiducia. Leiters ha bisogno di tempo e autonomia per attuare cambiamenti strutturali senza l’interferenza paralizzante dell’amministrazione del Gruppo Volkswagen.
Se la Porsche riesce a riequilibrare il suo DNA di alte prestazioni con l’innovazione tecnologica richiesta dal mercato, c’è speranza. Mentre l’elettrificazione avanza, la Porsche sa che il suo core business di auto sportive classiche come la 911 (una bestia che, nella versione Turbo S 2026, è in grado di passare da 0 a 100 km/h in 2,2s) deve essere preservato, anche in nicchie specifiche, per mantenere la fedeltà della clientela più tradizionale.
La crisi della Porsche è, fondamentalmente, un aggiustamento di conti per tutta l’industria automobilistica tedesca. Il lusso del 2025 non è più definito dal cuoio cucito a mano, ma dalla tecnologia intelligente, dall’efficienza e dalla capacità di innovare rapidamente. L’ascesa di batterie rivoluzionarie, come quella allo stato solido della Toyota che garantisce 1.000 km di autonomia, mostra che la corsa tecnologica è lontana dall’essere finita. La Porsche deve dimostrare che il suo legato è una base per il futuro, e non un ancoraggio che la trascina nel passato. Il tempo per l’azienda tedesca di smettere di esitare e di offrire le performance che il suo nome promette, sia in pista che nelle finanze, si sta esaurendo.
